martedì 3 novembre 2009

Menù antirazzista: Mi offri un mezés?

Sfogliando Internazionale di questa settimana mi sono imbattuta in una nuova rubrica nella sezione nuovi italiani intitolata "Menù antirazzista" di Helene Paraskeva che ho trovato molto bella e interessante.

Helene Paraskeva (che ringrazio moltissimo per avermi dato la possibilità di ripubblicare la sua rubrica qui sul nostro blog) è una scrittrice nata ad Atene che vive a Roma da molti anni, nella breve biografia tratta dal suo sito si descrive, molto poeticamente, così:


"[...] Spesso mi smarrisco nei crocevia dell’identità migrante ma ogni volta scopro di poter recuperare una parte di me stessa raccontando storie. Sono storie di partenze, di approdi, di smarrimenti, di ritorni e ritrovamenti. Storie di viaggi diversi."


L'idea di questa rubrica è davvero bella: si tratta di metafore culinarie per parlare di integrazione. Cosa c'è di meglio per conoscersi che sedersi allo stesso tavolo e condividere sapori e profumi, scoprendo le nostre differenze e le radici che ci accomunano?

Ecco qui la prima portata del menù antirazzista che sono felice di poter riproporre anche ai lettori del nostro blog:


Menù antirazzista: Mi offri un mezés?

Helene Paraskeva è una scrittrice nata ad Atene. Vive a Roma dal 1975. Questa è la prima puntata della sua serie
Menù antirazzista.
Mezés è un gioco gastronomico e conviviale. Non si riferisce a un piatto in particolare, non è un pasto completo e non serve tanto a saziare quanto a socializzare e condividere.
Può essere una cosa semplice, come olive e formaggio, o più sofisticata, come gli involtini di pasta sfoglia con formaggio o carne, le foglie di vite ripiene di riso, le polpette o crocchette di carne o vegetariane. C’è anche il mezés di mare: pesciolini, calamari, crostacei fritti o cotti sulla brace, frutti di mare, polpi essiccati al sole e grigliati.
Secondo alcuni il termine mezés viene dalla parola greca misòs (mezzo), perché di solito si consuma lontano dai pasti principali. È un gesto d’ospitalità praticato fin dai tempi di Omero, che oggi è diventato di moda perché si adatta a uno stile di vita più veloce, curioso e attento alla qualità del cibo. Le sue caratteristiche principali sono la varietà, le porzioni ridotte e, a volte, anche la sorpresa.
Secondo un’ingegnosa definizione di ispirazione architettonica, la cucina italiana ha una struttura verticale mentre altre cucine si sviluppano orizzontalmente. E così i vari piatti di mezés si servono a tavola contemporaneamente. La condivisione dei piaceri della vista e dell’olfatto – prima ancora che del palato – scatena commenti e scambi di opinioni e ricordi. La vera finalità del mezés è stimolare l’appetito e l’allegria.
Come scrive Andrew Dalby in Siren feasts (una ricerca storica sulla gastronomia classica attraverso i testi antichi) in passato il mezés si chiamava pròpoma, cioè “prima del bere”, perché il vino si consumava prima del pasto. Supponiamo che un giorno, durante un pranzo in famiglia, arrivi un amico, un vicino di casa o un collega che, trovandoci a tavola, chiarisce imbarazzato che non è venuto per mangiare. L’usanza di offrire all’ospite improvviso un mezés allontana ogni disagio. Basta presentarlo con fantasia perché l’offerta è fatta a Giove, protettore dello straniero. In questo senso, l’ospite è “sacro”.
Al di là dei dogmi e delle differenze di pensiero, la condivisione del cibo è un concetto fondamentale per molte religioni. Che si oppone alla xenofobia. È l’accoglienza dello xenos, lo straniero, l’alieno, l’italieno.
Helene Paraskeva
testo e immagine tratti da nuovi italiani in Internazionale.it
pubblicato su
Internazionale n. 818, anno 16, 23/29 ottobre 2009


Creative Commons Licensearticolo soggetto a licenza Creative Commons


Approfitto di questo post per offrirvi un mezés a modo mio, a base di

Triangoli al formaggio (Tiropitakia)

Ingredienti

* 250g di feta * 10 sfoglie sottilissime (io ho usato della pasta sfoglia, ma forse la ricetta intende pasta fillo?) * 1 tazza di burro fuso * 2 uova un po' di menta tritata * un po' di pepe

Preparazione
Schiacciate la feta con una forchetta e unite le uova sbattute, la menta e il pepe. Tagliate le sfoglie in quadrati di circa 6cm di lato, spalmarle una ad una con il burro e mettete un po' di ripieno in un angolo di ciascuna. Richiudete le sfoglie a triangolo e disponetele in una teglia; cuocete a 200ºC per circa 20 minuti.


ricetta tratta da
"300 ricette tradizionali della cucina greca",
Atene Summer Dreams editions.


...e di un po' di stuzzichini greci che avevo preparato tempo fa:




10 commenti:

  1. post meraviglioso,complimenti davvero ;)

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  2. adoro i mezes, Stuzzichini, o tapas, come li vogliamo chiamare. Sono l'ideale quando hai fame di cose sfiziose e non di un unico piatto. Adoro la cucina greca e mediorientale, per cui questo menù fa proprio al caso mio
    ciao
    sciopina

    RispondiElimina
  3. Sono senza parole! Voglio un mezes!!!!!!!

    RispondiElimina
  4. Davvero interessante... sarebbe davvero ora che ad unirci fossero proprio... le diversità!

    RispondiElimina
  5. Grazie Mirtilla!

    Giò, so che avresti apprezzato!

    Ciao Sciopina, benvenuta!!! Allora te lo offro più che volentieri il mezes!

    ciao Vera, ce lo faremo assieme quando torni!

    ciao Claud, hai proprio ragione!

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  6. Ma dai??? Ma che t'inventi silvia, è una meraviglia! Quanto vorrei avere tempo a sufficienza per cucinare tutto... bravissima.
    ciao,

    wenny

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  7. sono senza parole è semplicemente bello....e respiro così tanto...grazie

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  8. ciao Wenny! Beh, io li ho preparati un po' per volta! ;)

    grazie Lo! Un abbraccio!!!

    Silvia

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