June, 13th
Sono partita da sola, alla volta della California, destinazione San Francisco, proprio come si vede nei film, donna in carriera o quasi :)
La prima vittoria e' stato l'allestimento, stavolta quasi indolore, del bagaglio. Grazie alle dritte del Manuale della Viaggiatrice, è stato facile ed il bagaglio è risultato leggero e funzionale! Evviva!
A parte la sveglia alle 3 di mattina (ma si sa, quando devi partire per un viaggio simile, ti sveglia l'adrenalina e poi i 4-5 caffè che bevi fino al decollo), un mini inconveniente al desk della Lufthansa a Venezia (la hostess non riusciva a stampare la mia carta d'imbarco! Ho perso 12 chili in 12 secondi, poi ovviamente li ho recuperati!), e stop over a Francoforte, sono partita per il mio viaggio transatlantico di circa 12 ore, puntuale e... assonnata! :-/
Un consiglio per tutte le viaggiatrici in erba come me: in aereo i tappi per le orecchie sono un MUST: anti-rumore di fondo, anti-pianto molesto di bambino irrequieto, anti-tutto quello che non volete sentire, e ancora meglio, ve lo assicuro, è mettere tappi e pure cuffie in dotazione dell'aereo con musica soporifera a volume tale da isolarvi dal mondo (sempre che sia questo che volete!). La rotta mi stupisce: credevo che avremmo sorvolato l'Atlantico per ore e ore, invece si fa rotta Francoforte - Amsterdam - Inghilterra - Irlanda - Islanda - Groenlandia - Canada - Stai Uniti. Credo per motivi di sicurezza: se mai ci fosse bisogno di atterraggio di emergenza, credo che sull'Atlantico ci sarebbe qualche problema... :(
Al mio arrivo a San Francisco, ho trovato un clima caldo, soleggiato, gente sorridente e disponibile. Avevo prenotato un servizio navetta dall'aeroporto all'hotel su internet, semplice e molto più economico degli analoghi servizi italiani, e sono arrivata in hotel senza problemi. L'hotel è in pieno centro, proprio alla fermata della cable car! Ho cercato di ambientarmi, ho bevuto il mio primo cappuccino americano, e poi... sono svenuta a letto ed ho dormito per circa ... 13 ore! (Ho quello che reputo un grande dono, cioè addormentarmi sempre e ovunque, in qualunque circostanza, perché il mio fisico ha bisogno di sonno più che di ogni altra cosa! :-O).
La mia roommate Katalin non è ancora arrivata, decido di uscire a far colazione (chinnamon twist and small cappuccino) e quindi mi avventuro lungo Market Street. È tutto come nei film! L'America! Sono in America e sto passeggiando per San Francisco… È sabato mattina, sono le otto o poco più, c'è poca gente in giro; la giornata è calda ma ancora non c'è sole... Al porto c'è un meraviglioso mercato di prodotti tipici: formaggi, verdure, frutta, fiori, erbe aromatiche, miele, tanti colori, tanti sapori nuovi, tanta gente che vive e si muove e parla e ride...
Tornata in hotel aspetto Isabella (un'altra ragazza di Padova, come me, con la quale condividerò questa esperienza)... L’ho conosciuta solo via mail, e non so che aspetto abbia, ma so già che andremo d’accordo (quando Regina, la segretaria americana, congiurava contro di me, Isabella mi ha dato una mano e mi ha sostenuta, pur non conoscendomi! Grazie Isa!).
Alle 2:00 p.m. la incontro dove c’eravamo date appuntamento. È simpatica come la immaginavo! Mi invita ad unirmi a lei ed una sua “amica” per il pranzo: andiamo da Macy’s alla Cheesecake Factory e ci sbafiamo una cheesecake colossale (di cui purtroppo non ho un’immagine! Poi facciamo un giro per Chinatown, quindi io e Isa andiamo a registrarci al congresso che inizia l’indomani. Il tempo è cambiato nel frattempo, è soleggiato, ma c’è un vento freddo che mi fa rimpiangere il piumino: brrrrrrr!
A cena troviamo un ristorantino tipico, tipo trattoria, direi, dove mangiamo il piatto del giorno: un pezzo di manzo alto 4 cm, stufato, con una salsa scura di cui non ho decifrato la composizione, servito su un letto di puré e quello che pensavo essere una guarnizione di bucce di piselli, invece facevano parte del commestibile! Mah :-/
Al mio ritorno in hotel finalmente conosco Katalin, la mia compagna di stanza: è ungherese di Budapest, parliamo un po’ prima di augurarci “buonanotte”.
June, 15th
Colazione-ritrovo al congresso, dove abbiamo appuntamento con gli altri ragazzi che, come noi, partecipano al programma. A parte me ed Isa, ci sono una ragazza ed un ragazzo polacchi, una ragazza e 2 ragazzi ungheresi, 1 argentina, 2 brasiliane, 1 ragazza svedese (non chiedetemi i nomi, vi prego!). Momento topico, dopo l’introduzione degli organizzatori-mentors, tocca a noi presentarci! Panico! In inglese, davanti a tutti! Dico 4 parole in croce, Richard mi chiede pure l’anno di fondazione dell’Università di Padova, che si ricorda essere la più antica al mondo dopo Bologna (non poteva ricordarsi anche l’anno già che è così bravo???) x-(
Dopo questa triste parentesi, Isa deve dedicarsi alle sue interviews, mentre io vado a cercare di studiare in un parco vicino al congresso… ma c’è un vento micidiale! E mi ritiro al Moscone Center.
Isa finisce verso le 2.30, così possiamo fare 2 passi per la città. Prendiamo la cable car e arriviamo a Fisherman’s Wharf, affacciata su Alcatraz e su una riserva naturale che ospita i leoni marini e, dicono, le balene!
Il tramonto è spettacolare e possiamo assaporarlo da una finestra sul molo, gustando la nostra clam chowder (zuppa di vongole) servita in una pagnotta di pane escavata! Che bontà! (Chowders Seafood Diner, Pier 39, Embarcadero Promenade)
Quindi su per Lombard Street, la “Crookedest St” (più sinuosa delle strade) (dopo aver acquistato una felpa per proteggerci da questo freddo inaspettato!) e poi di nuovo sulla cable car che, però, ci lascia a piedi, causa guasto tecnico… Cavoli!
Dopo una lunga passeggiata, direi che possiamo andare a dormire contente, io ed Isa. Domani è un altro giorno! E io incontrerò George!!!
June, 16th
Facciamo colazione da Lori’s Diner, una catena di locali con arredamento anni ‘50, con pancakes con sciroppo d’acero e muffins caldi alle carote e mandorle (che buoniii, da fare assolutamente!). Raggiungiamo quindi la sede del congresso, Isa deve appendere un poster e io ne approfitto per studiare. In pausa pranzo, breve visita al SFMoma (San Francisco Museum of Modern Art), posto giusto per trovare la concentrazione per l’incontro con George, motivo del mio viaggio qui!
Alle 1:00 al Job Fair, aspetto con ansia il mio interlocutore, mi prende il panico all’idea di aver potuto fraintendere il luogo d’incontro: DEVO STARE CALMA!!!
George arriva puntuale, è un signore distinto, dai tratti asiatici, sorridente e dai modi gentili. Mi descrive il suo lavoro in modo dettagliato e appassionato, mi fa qualche domanda sui miei interessi, sul mio percorso di studi. Mi da buone prospettive per il futuro… chissà!
Salutato George, cerco qualcosa da mangiare per colmare la voragine creata dalla tensione nervosa, nonché dall’ora, e cerco Isa per fare il punto della situazione: nel pomeriggio vado a sentire la relazione di George, poi… Cosa abbiamo in programma stasera? La International Endocrine Scholars Reception & Poster Presentation!!!
Dobbiamo, gioco-forza, ripiegare in hotel per i preparativi, prima però urge fermata intermedia in farmacia, per comperare cerotti, pomata antibiotica (per medicare la mia immancabile ed ennesima vescica sulla pianta del piede) e collant pesanti, dato che la temperatura non accenna minimamente a salire!
Ore 7:00 p.m. al Marriott Hotel: una sorta di buffet a base di crudité e formaggi prima di realizzare con orrore, dal discorso del presidente della Società Internazionale di Endocrinologia, che anche stasera è d’obbligo un nostro discorso pubblico per suggellare il conferimento di un PREMIOOO (???). Eh sì! Un premio per essere stati selezionati come International Scholars… ODDIOOO!!!
Ho vissuto una specie di incubo, 15 secondi di terrore, Isa mi guardava e mi diceva: ”mi suda il naso, dimmi, per favore, che non mi gocciola!”. Io volevo scappare… ma non l’ho fatto, ho detto qualcosa in qualche lingua straniera e ho fatto la foto di rito col Presidente…
Non voglio neanche sapere che faccia avevo! In quel momento ero praticamente in una sorta di delirio sotto l’effetto di un formaggio… arancione! Finita questa sorta di farsa da invasati dell’etichetta, io e Isa, sotto shock, andiamo a dormire.
June, 17th
Dopo colazione ci dirigiamo a piedi lungo Market Street fino al Porto, finalmente è una giornata calda e il vento si è placato. Vorremmo prendere il traghetto per Sausalito, ma gli orari non sono compatibili con i nostri impegni congressuali. Decidiamo allora di salire su Telegraph Hill, dove svetta la Coit Tower. L’ascesa prevede una ripida scalinata, Filbert steps, che si immerge nel cuore della città: cottage in legno e giardini lussureggianti, fioriti ed ombrosi. Dalla sommità della collina si ammira la baia e, lontano, sull’oceano, il Golden Gate Bridge. Per pranzo torniamo al congresso per seguire le sessioni che ci interessano. Nel pomeriggio… preparativi per la President’s Reception. Incoraggiata dal sole del pomeriggio, indosso il mio meraviglioso vestito rosso di seta… ma il freddo mi impedisce di sfoggiarlo con disinvoltura! Anche qui buffet a base di formaggi e affettati, poteva andarci peggio! Finita la tortura dei saluti e delle presentazioni ufficiali a pezzi grossi sconosciuti, io e Isa, decliniamo l’invito dei nostri “compagni” a finire la serata tra balli ed alcol ed ci ritiriamo in hotel dove programmiamo l’ultima giornata a SF.
June, 18th
Sveglia presto, colazione al Moscone Center. Giretto al mercato coperto del Ferry Building e, finalmente, giro in traghetto sulla baia. Belli gli scorci e lo skyline della città vista dal mare. Non abbiamo tempo per visitare Sausalito, che dicono molto carina, dobbiamo rispettare l’ultimo impegno ufficiale: i saluti.
Il pomeriggio è tutto una scoperta. Prendiamo il tram (la particolarità del tram di San Francisco è che le carrozze, vecchie, del 1900, provengono da molte città degli States e non solo, tra cui Milano!) fino a Castro, il quartiere gay, a sud-est della città. Colorato, vivace, allegro. Da qui, ci dirigiamo verso Alamo Square, piazza verde della città, contornata da vecchie residenze vittoriane. Sei di queste, su Steiner Street, le più ritratte nelle cartoline, vengono chiamate le “painted ladies” (1895). Da qui ripieghiamo verso Haight Street, con deviazione in Buena Vista Park, che panorama!!! Haight Street si estende tra Golden Gate Park e Buena Vista Park, zona residenziale tranquilla che ospita il più grande negozio di dischi di San Francisco, allestito in un’ex sala da bowling: Amoeba Music (CD, vinili, musicassette, DVD, nuovi e d’occasione, di tutti i generi musicali). Dopo aver girovagato tra i dischi, costeggiamo il Golden Gate Park e saltiamo su un autobus direzione: oceano Pacifico! Lo spettacolo del tramonto ripaga di qualunque sofferenza (tipo geloni o dita blu!). Nulla ci può trattenere dal camminare sulla sabbia e dall’immergere una falange dell’indice nell’oceano! Brrrrr. Torniamo verso l’hotel, affamate. Dopo mille tentativi (la maggioranza dei ristoranti chiude alla 22), troviamo un locale, tipo tavola calda, dove sperimentiamo l’apple pie! A questo punto non ci resta che preparare la valigia…
Colazione da Starbucks con hot chocolate e blueberries muffin. Quindi incursione all’Apple Store per una follia conveniente ;)
Alle 10:40 mi aspetta il SuperShuttle per l’aeroporto. Si torna a casa!
Ih che bei ricordi!
RispondiEliminaHai dimenticato i nostri incontri "vip" di lunedì con mtv italia e forse hai volutamente omesso il canto di commiato di Lucy (un trauma che va cancellato dalla memoria).
isa
p.s. ma la svedese non era norvegese? credo che rimarrà un mistero, che sveleremo il prossimo anno (sigh!).
Hai ragione! MTV l'avevo rimosso proprio, avevo le sinapsi congelate! e la Lucy... :-/ OMMIODDIO!!! credo di non averlo proprio vissuto quel momento, ero in una realtà parallela, in realtà col pensiero ero da un'altra parte :)
RispondiEliminae Redun... ma non parlava di Stoccolma??? boh
che forte! e com'è andata a finire? ora leggo più su nel blog, che magari lo scrivi... ciao!!
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